Il mio percorso di terapeuta
Fin dai primi anni dell’università il mio interesse era principalmente focalizzato a sviluppare una profonda comprensione di me stessa e dei miei vissuti emotivi. Mi fu evidente subito che per guardare gli altri con occhi attenti e premurosi avrei dovuto prima imparare a guardare ciò che ero io e il mio bagaglio di esperienze con compassione. Grazie alla terapia personale, entrare in contatto con la mia parte fragile e bisognosa, e con quella parte di perseveranza, determinazione e coraggio, mi ha dato la possibilità di sperimentare il processo di cura di cui tanto desideravo promuovere nelle persone.
Poi la mia vita è stata segnata con “il prima e il dopo” della maternità. Quel solco che divide ciò che eri da ciò che sei ora dopo un figlio (dopo due figlie per esattezza). Un’ esperienza di trasformazione significativa a più livelli che mi ha dato una prospettiva più ampia legata al ruolo di figlia e di madre. Di pari passo a questo cambiamento personale cambiava inoltre il mio sguardo professionale. Mi sono appassionata di tutto ciò che riguarda il vissuto materno, l’esperienza della nascita, fisica e psicologica del bambino, il suo accudimento e il potere che agisce sui suoi genitori. Se posso racchiudere il senso di questa “attrazione” verso il periodo perinatale e ai disagi e ai doni che porta nella vita delle donne e degli uomini, è forse la necessità di guardare là dove prende origine l’esistenza, e cercare di proteggere questo processo così intimo, a partire dai grandi, dal loro bisogno di diventare per sé stessi una base sicura dalla quale esplorare le relazioni con i figli.
Peculiare è stata la attenzione di vedere la persona come parte di un legame, di tante relazioni che la influenzano e sulle quali lei agisce un’influenza. Questo mi ha aiutato a evitare di semplificare i problemi proponendo soluzioni “ideali” e mi ha orientato, più sul capire cosa l’intreccio relazionale poteva offrire, perché quella persona potesse ritrovare il suo benessere. Così, mi sono “innamorata” dell’approccio sistemico, forse meglio dello sguardo sistemico e della complessità e ho deciso otto anni fa di approfondire, studiando con la mia mentore Kyriaky Polychroni la coppia nella Terapia Focalizzata sulle Emozioni.
Successivamente, l’opportunità di coltivare il sé del terapeuta come strumento principale e la conoscenza della famiglia me l’ha offerta la Scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli. Con docenti e supervisori altamente qualificati e l’accompagnamento dei miei genogrammisti Roberto Mazza e Gianni Gambiaso acquisire un senso di padronanza nel processo terapeutico e la capacità di essere per i miei clienti una figura che li facilita ad esprimere le potenzialità dei loro legami è stato uno dei viaggi più significativi al mio percorso formativo.